La raffigurazione dei mestieri nell’arte gotica e medioevale

La concezione del lavoro e della scienza nel medioevo

Il mondo è finalmente stato creato, l’opera di Dio è compiuta e perfetta, ma l’uomo, per aver mal usato della sua libertà, ne turba l’armonia.

La sua colpa fa di lui la più infelice delle creature e la penosa coppia di Adamo e di Eva, che pare rabbrividire sotto la pioggia e nella nebbia sulle vette di Notre-Dame di Parigi, rappresenta la nuova umanità.

Come riuscirà a riscattarsi questa umanità decaduta? Per mezzo del sacrificio del Salvatore e con la grazia, e la Chiesa ce lo annuncia con tutte le sue statue. Ma essa ci insegna altresì che l’uomo deve meritare la grazia e collaborare all’opera di redenzione.

Vincenzo di Beauvais, nell’introduzione al suo Speculum doctrinale, dice: «l’uomo può risollevarsi dalla sua caduta per mezzo della scienza»; e per scienza intende, come dimostra in seguito, il lavoro in tutte le forme, anche le più umili. Il Medioevo non fu dunque solamente l’epoca della contemplazione: fu anche quella di un lavoro eroicamente accettato e concepito non come servitù ma come mezzo di liberazione. Il lavoro manuale, dice in sostanza Vincenzo di Beauvais, ci libera dalle necessità alle quali è sottoposto il nostro corpo in seguito alla caduta; la scienza ci emancipa dall’ignoranza che, da allora, incombe sul nostro spirito.

iconografia arti e mestieri nel medioevo

I mestieri nel medioevo

Nella chiesa medievale, nella quale i sovrani, i baroni, i vescovi occupano un posto così irrilevante, sono rappresentati tutti i mestieri. A Chartres, a Bourges, nella parte inferiore delle vetrate offerte dalle corporazioni operaie, i donatori si sono fatti ritrarre mentre maneggiano la cazzuola, il martello, il pettine per cardare, la pala del fornaio, il coltello del macellaio. Non sembrava allora che ci fosse incompatibilità nel collocare queste scene di vita quotidiana accanto alle eroiche scene tratte dalle leggende sulla vita dei santi. Il lavoro era visto allora nella sua propria dignità e santità. Il desiderio di glorificare il lavoro è particolarmente evidente a Notre-Dame di Semur: in una delle cappelle delle navate laterali una vetrata, donata dalla confraternita dei drappieri, raffigura in una successione di episodi tutti i particolari della lavorazione della stoffa essa costituisce l’unico soggetto rappresentato nella vetrata: nessun altro santo, nessun’altra scena religiosa.

Ma è il lavoro imposto da Dio stesso ad Adamo, l’antico lavoro della terra, che la Chiesa sempre pone in primo piano; molte delle nostre cattedrali ci mostrano, scolpito negli archivolti e nel basamento di un portale, il ciclo del lavoro dei campi. Ogni scena di mietitura, di aratura o di vendemmia è accompagnata da un segno zodiacale; sono veramente le opere e i giorni.
La Chiesa non ebbe scrupoli nel prendere a prestito dal paganesimo immagini ormai consacrate, ma le santificò interpretandole in senso cristiano.

Orat et laborat

A partire da quel momento i mesi non rappresentarono soltanto un ciclo di lavori, ma anche un ciclo di preghiere e di feste liturgiche.
Le nostre antiche chiese romaniche, il cui pavimento era così spesso decorato con i segni dello zodiaco, dimostrano che le tradizioni dei primi secoli furono fedelmente conservate.

I grandi calendari scolpiti nel portale delle chiese gotiche hanno dunque origini molto lontane e il cristiano del XIII secolo, che si fermava sulla soglia a contemplarli, vi trovava più di un soggetto di meditazione, a seconda del suo grado di cultura.
L’uomo dei campi vi riconosceva il ciclo immutabile dei lavori ai quali era condannato fino alla morte, ma la statua di Gesù o della Vergine che sovrastava queste cose terrestri gli ricordava che il suo lavoro non era senza speranza. L’uomo di chiesa, istruito nella scienza liturgica e nel computo ecclesiastico, pensava che ogni mese corrispondesse a un periodo della vita terrena di Cristo o di quella dei grandi santi; ai suoi occhi ogni mese veniva contrassegnato non da lavori volgari, ma da atti di eroismo, e l’anno gli appariva come un serto di virtù.

Il mistico, infine, pensava allo scorrere dei giorni che ci vengono da Dio e che a Dio ritornano per perdersi in lui, e diceva a se stesso che il tempo è l’ombra dell’eternità’, e approfondiva dicendo che l’anno con le quattro stagioni e i dodici mesi è una figurazione del Cristo, le cui membra sono i quattro evangelisti e i dodici apostoli”.

La raffigurazione dei mestieri nell’arte gotica e medioevale ultima modifica: 2017-01-12T16:57:29+01:00 da Stefano Torselli

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