Jeronymous Bosch

Secondo alcune ipotesi, Jeronymous Bosch sarebbe appartenuto ad alcune società segrete o sette esoteriche, per i cui membri avrebbe creato i suoi soggetti misteriosi e le sue costruzioni diaboliche. Ma non è stata trovata nessuna prova di ciò, e probabilmente non si troverà mai. Il Giardino delle delizie, spesso ritenuta immagine devozionale di una setta segreta, è semplicemente “Una pintura de la variedad del mundo” (Una pittura che rappresenta la varietà del mondo), come la definisce un funzionario di Filippo II di Spagna che doveva fare un inventario delle opere di proprietà della corona.

Jeronymous Bosch dipinge immagini del mondo. Il suo problema è l’uomo che cerca di comprendere il mondo che lo opprime e gli appare inquietante sotto molti aspetti.

Jeronymous Bosch, particolare visioni infernali
Jeronymous Bosch, particolare visioni infernali

Il trittico del Fieno (1500)

Lo sportello di sinistra del Trittico del Fieno rappresenta il paradiso, quello di destra l’inferno. La parte centrale non è dedicata a un tema sacro, ma a un’allegoria profana. Compare un carro di fieno dentro il quale e tutto intorno si trovano persone impegnate nelle attività più diverse. Viene raffigurata l’intera umanità. Tra le ruote c’è gente che si bastona, l’imperatore e il papa cavalcano con aria d’impotente indifferenza davanti a un corteo di fedeli e religiosi. Una coppia di amanti si abbraccia in un cespuglio sulla cima del monte di fieno, e in una nuvola al di sopra di tutta la scena compare Cristo con le braccia aperte. Gli avvenimenti terreni scorrono senza che ci si accorga del Salvatore divino. Chi osserva il quadro pensa che il suo dolore per il mondo difficilmente sarà ripagato. Il carro di fieno, una specie di allegoria del mondo, è trainato da mostri. La sua direzione è inequivocabile: conduce all’inferno, le cui porte si aprono lì vicino, nello sportello di destra.

Non si rende giustizia a Jeronymous Bosch se lo si collega unicamente con le scene infernali. Le sue tavole dovrebbero essere lette nel contesto della condizione umana. L’uomo è minacciato nella sua esistenza, e principalmente da se stesso. Ma anche la Chiesa minaccia, collegando la non remissione dei peccati con le immagini spaventose dell’inferno. A questo scopo Jeronymous Bosch ha abbozzato un’architettura infernale che non ha confronti  nella storia dell’arte occidentale. Nella tavola con l’Inferno si riconosce un ibrido, crespo e setoloso sauro e un uomo al lavoro nella torre dell’inferno. Su un fiammeggiante sfondo rosso sangue ci sono alcune bizzarre rovine. Vengono innalzati patiboli. I suppliziati patiscono le loro condanne, ma non possono morire.

Jeronymous Bosch, giardino delle Esperidi, il trittico del fieno
Jeronymous Bosch, giardino delle Esperidi, il trittico del fieno

Il tema del “fieno”, simbolismi e allegorie nel “Trittico del Carro di Fieno” di Bosch

Tra ‘400 e ‘500 il fieno e la paglia sono un tema ricorrente nell’iconografia, nel folklore e nelle leggende fiamminghe.

Il fieno simboleggiava la “transitorietà inconsistente” dei beni terreni che seccano senza portare  nutrimento e benefici all’anima; era spesso associato al peccato e ai vizi capitali come avarizia, lussuria e inganno.

Il fieno infatti viene ammassato e accumulato nei granai, senza dare frutto, proprio come le ricchezze degli avari mercanti delle Fiandre; in numerose incisioni e in alcuni particolari delle tele dello stesso Bosch il fieno fa da sfondo o da lurido giaciglio a situazioni sudice, imbarazzanti o esplicitamente erotiche.

In alcune incisioni fiamminghe della metà del ‘500 si ritrova il carro di fieno che sfila nelle vie di villaggi e città durante le feste popolari e in antichi canti regionali vi sono strofe del tipo “la vita è un carro di fieno, ognuno ne arraffa ciò che può”.

Bosch è tuttavia il primo artista che dedica un ruolo di primo piano al carro di fieno, che ricolmo campeggia come protagonista assoluto del pannello centrale: le scene di vita quotidiana, ora realistiche ora grottesche e trasfigurate, rappresentano lo svolgersi dell’esistenza degli individui peccatori, che tra un’attività e l’altra arraffano dove e come possono, proprio come nelle canzoni popolari.

Il significato del Viandante nel Trittico del Carro del Fieno

Una particolarità del Trittico del Carro del Fieno è la scena rappresentata sull’esterno delle ante, visibile solo quando il trittico è chiuso.

E’ un uomo con barba e capelli bianchi, in una posa insolita: con un bastone nodoso tiene lontano un cane minaccioso e, malinconico, si guarda indietro prima di attraversare un piccolo ponte.

Recenti studi hanno rilevato che nel disegno preparatorio che Bosch aveva eseguito per le ante esterne del Trittico, dietro il ponte si ergeva un grande crocifisso, poi eliminato nella versione pittorica.

Il viandante è un tema caro a Bosch e all’iconografia del 500 fiammingo: la cosa bizzarra è che l’artista aveva dipinto circa 10/15 anni prima esattamente lo stesso viandante nel tondo conservato al Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, anche questo diviso in 2 parti.

Il personaggio appare più giovane ma è esattamente nella stessa posa e porta sulle spalle lo stesso zaino: molte supposizioni sono state fatte sul ruolo di questo viandante e sulla possibilità che potesse rappresentare il Figliuol Prodigo o un venditore ambulante; molti critici sono concordi però nell’affermare che i viandanti di Bosch (o forse più corretto sarebbe parlare di un viandante solo, trattandosi della stessa persona) sono allegoria dell’uomo che per tutta la sua vita cammina mesto, solo con le sue responsabilità, cercando di difendersi maldestramente dal peccato, più malinconicamente rivolto ai rimpianti per il passato e ciò che non è più che entusiasticamente voltato verso il futuro.

Il Giardino delle delizie (1515)

Il Giardino delle delizie è l’opera più nota ed enigmatica di Jeronymous Bosch. Nello sportello dell’inferno si vedono montagne di ghiaccio nel mare fiammeggiante e rovine oscure da cui saettano lampi di luce. File di dannati rotolano attraverso mostruosi strumenti di tortura. I diavoli assistono i torturatori infernali e trascinano nuovi peccatori. Il simbolismo è incomprensibile, e si può spiegare solo con la ricchezza fantastica dell’artista. Sorprendenti sono anche i materiali rappresentati: armature, piastre d’acciaio, intrecci di corna, scheletri o uniformi di cuoio rivestono gli astrusi mostri.

I dannati sono torturati in mostruosi strumenti che ricordano i loro piaceri terreni. Paradossalmente, la tavola centrale mostra con un’esuberante ebbrezza dei sensi le gioie di un mondo dell’aldilà che sembra superiore al paradiso. La fantastica architettura vegetale, composta di elementi sconosciuti, si prolunga nello sportello di sinistra, quello del paradiso celeste, ma diviene smorta. La scena con Dio padre e Adamo ed Eva, che sono stati appena creati, trasmette un sentimento di grande tristezza.

Gli animali, che cominciano già a scaricare la loro aggressività gli uni sugli altri, si divertono ai piedi di Adamo ed Eva. La tavola centrale è un sogno dell’umanità, l’utopia di un paradiso in cui animali e uomini senza peccato convivono insieme in armonia? Oppure l’opera avverte di non lasciarsi invischiare dal piacere carnale? Le risposte a queste domande sono state finora insoddisfacenti. Forse ci si dovrebbe accontentare della descrizione citata all’inizio: “una pittura che mostra la varietà del mondo”.

Jeronymous Bosch, giardino dei piaceri
Jeronymous Bosch, giardino dei piaceri

Personaggi simbolici e ricorrenti nella pittura di Bosch

Nell’arte di Hieronimous Bosch si fondono elementi tratti da contesti culturali molto diversi: le leggende e il folklore popolare convivono con simboli delle diverse religioni rivelate, rimandi magici, alchemici e occulti.

Molti di questi simboli sono ossessioni ricorrenti di Bosch e possiamo ritrovarle nei trittici come nei dipinti singoli e nei disegni.

Tra questi spicca la mezza luna di ispirazione islamica, che rappresenta lo scisma, l’eresia, il “trauma” o il piede mozzato, che evoca le malattie mutilanti ma anche la mutilazione come punizione e pena capitale.

Nei due grandi trittici delle Delizie e del Carro del Fieno troviamo riproposti l’uomo con la tuba, una specie di mago che sovverte l’ordine delle cose instaurandone un altro occulto e inspiegabile agli occhi dei più, o gli spiriti e i demoni chiusi in fiale e bottigliette: sin dai tempi di Re Salomone si favoleggiava che qualcuno fosse riuscito a catturare e rinchiudere in ampolle spiritelli o “cuccioli” di demone per osservarne il comportamento e carpirne i poteri soprannaturali.

Anche i tarocchi sono una grande fonte di ispirazione per i mostri e le visioni orrorifiche di Bosch: vengono rappresentati, con alcune variazioni, diversi Arcani maggiori come il Bagatto, il Carro, l’Eremita/viandante, il Matto.

Tra i personaggi più cari a Bosch ci sono senza dubbio gli acrobati: nella tradizione medioevale tali artisti sono associati ad una dimensione lunare e celeste poiché riescono a vincere la gravità e a non essere soggetti a tutte le leggi di Natura che governano gli altri uomini.

Gli acrobati di Bosch si muovono infatti in scenari extra-terrestri, “anti-mondi” colorati come quello rappresentato nel Trittico delle Delizie dove i personaggi volteggiano tra fragili torri in vetro rosee e azzurrine posate sull’acqua di 4 grandi fiumi.

Inquietante è la presenza di elementi che ricordano architetture e navicelle aliene e un’estetica che il cinema e i fumetti secoli più tardi assoceranno a marziani e venusiani.

Tutti contesti storici e culturali che sono fonte di ispirazione per Bosch vengono rimescolati e trasfigurati con grande modernità, approdando alla volontà, tipica di artisti come Dalì e Magritte, di destabilizzare e straniare lo spettatore decontestualizzando gli elementi, assemblando oggetti incongrui e  dando movimento a corpi inanimati in natura.

Visioni che creano disagio, un marcato senso di fastidio e di inquietudine che cattura e sconvolge lo spettatore, spingendolo a soffermarsi sui particolari e scoprire gli infiniti dettagli con cui Bosch arricchiva in modo quasi maniacale non solo i dipinti ma anche i bozzetti e i disegni preparatori.

ritratto pittore fiammingo Jheronimus Bosch
ritratto pittore fiammingo Jheronimus Bosch

Mostri gotici e grilli medioevali nella pittura di Bosch

Uno dei caratteri ricorrenti dell’iconografia medioevale è senza dubbio quello dei Grilli gotici, creature fantastiche e spesso orride costituite da parti umane innestate su corpi animali o viceversa oppure realizzate dando rilievo ad un particolare anatomico, come la testa o un piede, che viene ingrandito per sostituire il corpo stesso del soggetto e fornito di arti e organi di senso.

Anche Bosch si inserisce nella tradizione dell’iconografia e della pittura gotica facendo ampio utilizzo di grilli come i grilli-insetto e i grilli uccello, superando tuttavia quanto creato prima e generando nuove categorie di mostri gotici.

Bosch è infatti il primo pittore a creare creature mostruose combinando elementi del corpo umano non solo con animali e piante ma anche con materie inorganiche o oggetti di uso quotidiano: numerosi sono i grilli che presentano parti degli orridi corpi in ferro o legno misti a carne umana o i corpi inanimati come botti e giare da cui spuntano arti antropomorfi.

Questa idea che rivoluziona il modo di rappresentare i mostri gotici verrà ripresa da numerosi artisti, primi fra tutti Pieter Bruegel , nella cui opera abbondano barili con 4 zampe o edifici con sembianze umane.

Anche le miniature dei codici riprendono la tendenza dei nuovi grilli creati da Bosch mescolando i piani dell’animato e dell’inanimato: in un manoscritto di Cambrai del XVI secolo, ad esempio, vengono rappresentati alcuni uccelli fatti con vasi e vasi dal busto di donna e dalla testa d’asino, oppure con una lunga tromba al posto del naso.

Nella fantasia di Bosch gli oggetti di uso quotidiano e la materia inerte si animano insinuandosi, in modo ora inosservato ora inquietante e malvagio, nella vita degli uomini spiandoli, minacciandoli, tormentandoli continuamente con supplizi e tentazioni celate anche nei gesti e negli strumenti più semplici della vita di ogni giorno.

Le visioni allucinate di Bosch: fantasia o allucinazioni?

Bosch non nasce con questo nome: il cognome della sua famiglia è “Van  Aken” (da Aquisgrana) ma quando giovanissimo inizia a dipingere, ereditando l’arte e la bottega di famiglia, si firma con un toponimo che lo distingue da tutti gli altri artisti suoi parenti.

Il “nome d’arte” Bosch fa riferimento a ’s-Hertogenbosch, località in cui nacque e rimase in pianta stabile per tutta la sua vita: la cittadina conosce tra il 400 e il 500 grande benessere economico ma l’attività del pittore all’interno della sua bottega si sviluppa in una sorta di isolamento e sembra non essere influenzata e non intrattenere rapporti con i grandi centri del rinnovamento artistico fiammingo dell’epoca come Anversa e Bruges.

Bosch sviluppa un linguaggio unico e visioni oniriche che attingono esclusivamente alla sua ricca cultura classica e umanistica, alle sue letture e alla sua fantasia: non imita nessuno, piuttosto è lui che “fa scuola” creando un genere che conoscerà molti imitatori in Europa già mentre lui è ancora in vita.

Molti critici si sono chiesti dove Bosch avesse potuto vedere e conoscere paesaggi, costumi, personaggi, oggetti e strumenti musicali di culture e paesi lontani, che forse non erano mai  approdati a ’s-Hertogenbosch neppure in forma di illustrazione o di racconti.

Nonostante la floridità economica, il villaggio di Bosch rimane comunque un centro minore e periferico rispetto ai luoghi del fermento culturale fiammingo: questo ha spinto lo studioso Robert Delevoy a supporre che la sfrenata fantasia dell’artista,insieme ai suoi riferimenti culturali, abbia potuto partorire gran parte dell’immaginario orrorifico e surreale che lo rende peculiare sotto l’effetto di “allucinogeni”.

Si trova traccia, in diversi erbari e trattati di farmacopea fiamminghi del ‘400 della cosidetta “pomata delle streghe” , un unguento vegetale dal potere allucinogeno: anche secondo il chimico e tossicologo italiano Enrico Malizia le visioni di Bosch sono compatibili con gli effetti di “droghe” presenti nei ricettari della farmacologia magica e alchimistica di quel tempo.

Lo scienziato italiano ritiene altamente probabile che il pittore abbia fatto uso di “sostanze in grado di dilatare la mente per far scaturire forme, immagini, scene, colori irreali… che tra l’ altro esprimessero una vita immaginaria erotico-sado- masochista a lungo repressa”: magari provate casualmente o di proposito per poter esplorarne gli effetti rivelatori ed esoterici, Bosch tornò più e più volte a farne uso ritenendole un’utile e proficua fonte di ispirazione creativa.

Questo spiegherebbe anche la ricorrenza ossessiva di alcuni temi e personaggi: è risaputo infatti che spesso le droghe, assunte dallo stesso soggetto, generano visioni simili anche a distanza considerevole di tempo poiché attingono ad un patrimonio inconscio molto profondo, radicato e poco mutevole.

L’attualità di Bosch: film, gadget, fumetti

La fantasia estrema e perversa di Bosch continua ad affascinare il pubblico della contemporaneità: sono molti gli artisti dei nostri giorni che hanno utilizzato i mostri gotici e le creature orrorifiche della sua iconografia per spaventare, stupire, disturbare o raccontare le contraddizioni e le inquietudini del presente.

Nel film del 2008 “In Bruges, la coscienza dell’assassino” di Martin McDonagh la città di Bruges fa da sfondo cupo e gotico alla vicenda di due killer professionisti che, dopo un omicidio che non è andato secondo i piani e un’incidente in cui rimane uccisa una “vittima non porgrammata”, vengono assaliti da turbamenti, rimorsi e sconcerto per come hanno vissuto e per il loro futuro.

I due assassini, interpretati da Colin Farrell e Brendan Gleeson, durante la loro permanenza in città visitano il Groeninge Museum di Bruges e sostano a lungo davanti al Trittico del Giudizio Universale di Bosch: ne osservano i dettagli più assurdi e più crudi, assurdi e crudi proprio come la loro vita di criminali, interrogandosi sul senso delle loro scelte, gli errori che hanno commesso e che hanno condizionato forse irreparabilmente il futuro e il destino di loro stessi e di altri.

Il Trittico del Giardino delle Delizie di Bosch è  invece protagonista di un inquietante e originale video musicale del chitarrista americano Buckethead : il musicista è un vero virtuoso della chitarra ma si distingue soprattutto per il suo look strampalato e l’abitudine di esibirsi mascherato.

Nel video musicale di  “Spokes for the Wheel of Torment” , tratta dall’album The Cuckoo Clocks of Hell, Buckethead realizza un’animazione nella quale i mostri del Giardino delle Delizie prendono vita: tra i personaggi del dipinto spunta anche il chitarrista stesso che si ritrova ad esibirsi nel mezzo di una bolgia di mostri e corpi umani dilaniati, accompagnato dal suono dei grotteschi strumenti musicali deformati o umanizzati da Bosch nell’opera.

Siete dei fan sfegatati di Bosch e volete portare a casa vostra un pezzo della sua arte…in 3D?

L’azienda statunitense Parastone specializzata in gadget e action figures ispirate al mondo dell’arte ha dedicato un’intera linea di modellini ai mostri e alle creature fantastiche del trittico Il Giardino delle Delizie terrene di Bosch.

Le statuette riproducono in modo fedele e particolareggiato i personaggi e i grilli più inquietanti e significativi del dipinto: una collezione di 23 riproduzioni davvero imperdibili per tutti gli appassionati del visionario pittore fiammingo.

statua in resina da dipinto di hieronimous bosch
statua in resina da dipinto di Hieronimous Bosch
statua in resina da quadro hieronimous bosch
statua in resina da quadro hieronimous bosch

l’Ordine del Caos

Hieronymous Bosch, insieme a Machiavelli e altri illustri personaggi storici, è il protagonista della serie a fumetti noir-esoterica “l’Ordine del Caos” del 2015  a cura dell’Editoriale Cosmo.

Il pittore fiammingo è uno dei più importanti membri della Setta dei Guardiani, eletti che sono al corrente della profezia di Eusebio e del rischio di un’imminente apocalisse per l’Umanità.

I guardiani sono dotati di poteri particolari che gli permettono di vegliare sul genere umano e di influenzare le scelte delle masse in modo da evitare l’avverarsi della nefasta profezia.

Bosch scopre di appartenere a questa elite proprio attraverso le orride visioni che lo tormentano ogni notte: nel Giudizio Universale l’artista celerà una serie di indicazioni e di simbologie che saranno cruciali per salvare l’Umanità dalla distruzione.

Jeronymous Bosch ultima modifica: 2019-12-04T11:35:00+01:00 da Stefano Torselli

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