Dracula, genesi di un eroe letterario senza tempo

Un grande successo

Dracula, genesi del romanzoIn occasione della pubblicazione di Dracula nel 1897, Mrs Charlotte Stoker scriveva a suo figlio Bram: “Mio caro, è splendido! molto al di sopra di quanto hai scritto fino ad oggi. Nessun altro libro si avvicina al tuo per originalità, o per la capacità di suscitare terrore”. La madre dell’autore aveva visto giusto: Dracula è sicuramente un capolavoro del genere, uno di quei pochi romanzi che impongono un gusto e inaugurano un filone.

La nascita di Dracula

L’autore affermò che l’idea per scrivere il suo libro gli venne da un incubo causato da una cena, con lo studioso ungherese Arminius Vambery,  a base di gamberi e insalata.

Addormentandosi, lo scrittore sognò un vampiro che sorgeva dalla tomba per recarsi a compiere i suoi misfatti.

Ma l’incubo di Stoker di certo non bastò per costruire la trama di questo capolavoro della narrativa gotica. È noto infatti che l’autore, sotto la guida di Vambery, si documentò scrupolosamente trascorrendo molte ore al British Museum a consultare libri e mappe fino a quando non riuscì a trovare tutto ciò che gli occorreva per scrivere il romanzo. Fece tesoro di quanto apprese sul folklore e sulle tradizioni sui vampiri e su un sanguinario personaggio realmente vissuto nel XV secolo, Vlad Tepes l’Impalatore re di Valacchia, il cui nome deriva da “Dracul”, usato dai suoi contemporanei per designare il padre, Vlad II, della principesca famiglia dei Basarab. Ma sull’origine di questo soprannome di Vlad vi sono due interpretazioni: la prima associa il nome “Dracul” con il diavolo, giacchè “drac” in romeno significa “diavolo” mentre il suffisso “ul” è l’articolo determinativo che viene aggiunto alla fine della parola; la seconda sostiene invece che il nome derivi dalla parola “drago”, l’emblema della famiglia di Vlad.

Perchè la Transilvania?

Stoker scelse la terra dove era vissuto Vlad per  ambientare in modo attendibile il suo racconto, la Transilvania, “la terra oltre la foresta”, uno dei luoghi più selvaggi d’Europa. Per descrivere tali luoghi, che  non aveva avuto modo di vedere, egli ricorse all’aiuto di Arminius Vambery, insegnante di lingue orientali all’Università di Budapest. Si noti che Arminius è il nome dell’amico del medico Van Helsing, uno dei personaggi del libro.

I vampiri del folklore rumeno

La storia del romanzo di basa su una credenza molto diffusa, quella dell’esistenza dei vampiri, creature terrificanti già menzionate nella letteratura greca ed egizia. Tuttavia per la creazione del conte Dracula, Stoker attinse soprattutto alle credenze del folklore rumeno. Secondo la Chiesa ortodossa orientale, la religione dominante in quel paese, chi muore maledetto o scomunicato diventa un morto vivente, o moroi, finchè non ottiene l’assoluzione da parte del sacerdote. La superstizione locale si associa a creature denominate strigoi, demoniaci uccelli notturni, affamati di carne e sangue umani. La tradizione popolare attribuisce ai vampiri la causa di epidemie e pestilenze.

Secondo le leggende rumene, alcune persone, bambini illegittimi o non battezzati, streghe e il settimo figlio di un settimo figlio, sono destinati a diventare vampiri. Questi ultimi possono assumere le sembianze di animali come il lupo e il pipistrello.
In certi villaggi, chi non mangia aglio è sospettato di essere un vampiro e infatti la miglior difesa contro di essi è quella di strofinare con l’aglio porte e finestre.
Stoker ottenne queste informazioni facendo delle ricerche al British Museum e avvalendosi delle preziose informazioni fornitegli dall’amico Vambery ma sicuramente fu fortemente influenzato dai misteriosi omicidi compiuti, in quel periodo, da “Jack lo Squartatore” e dagli 11 racconti indù sull’argomento “vampiri” tradotti da Richard Burton, altro suo amico, esploratore e letterato.

Dracula e la sessualità

Dracula e la sessualitàÈ opinione pressocchè unanime che l’età vittoriana abbia prodotto una repressione sessuale ma è parimenti noto come gli istinti erotici dell’epoca venissero spesso dissimulati; l’opera di Stoker sarebbe una sublimazione di argomenti ritenuti tabù, una fusione fra i violenti e sanguinari attacchi dei vampiri e esperienze dei sensi in misteriosi incontri notturni.
Harker, per esempio, ha una reazione erotica quando nel sonno è avvicinato da tre giovani seguaci del conte. In ogni caso Dracula non è un libro sul sesso “normale”: il conte e le sue spettrali sorelle sono morti dalla cintula in giù, fanno l’amore solo con la bocca.
La base sessuale del romanzo è un’oralità infantile congiunta ad un forte interesse per la necrofilia e, considerando il ruolo di Lucy che succhia il sangue ai bambini, per la pedofilia.

Ma non basta: nel descrivere il conte Dracula Stoker si sofferma sulle sue mani, rozze, larghe, con le dita a spatola e con peli al centro del palmo. Su questo particolare c’è da fare un’interessante osservazione: Stoker con molta probabilità conosceva la diceria secondo la quale chi si masturba ha i peli sulle palme e il personaggio di Dracula, pallido, inerte e catalettico ha molti punti in comune con l’immagine ottocentesca del masturbatore.

Il male nascosto

Il conte Dracula è un vampiro sottilmente perverso e con una sessualità deviata, dai tratti fortemente erotici: viso affilato, denti aguzzi e splendenti, folti capelli e  un’espressione affascinante, implacabile ed erotico, una creatura diabolica che come tutti i servi di Satana ha il compito di sedurre. Esso rappresenta le paure dell’uomo, il male che incosciamente si teme e che alberga in ognuno di noi ma che non vediamo e  riconosciamo, proprio come l’immagine di Dracula che non compare negli specchi perché è il nostro incoscio a celarlo.

Curiosità

Il nome di battesimo del dottor Van Helsing è Abraham che è anche il nome di battesimo di Stoker (Bram è un diminutivo) ma nel romanzo vi sono anche altri motivi biografici: anche Stoker, come Harker, aveva superato gli esami per diventare avvocato; la casa di Lucy Westenra è a The Crescent e al n.15 di The Crescent era nato Bram Stoker; la madre dello scrittore, con le sue attività sociali anche a favore dei diritti femminili, ispirò alcuni passi dei diari e delle lettere di Lucy Westenra e Mina Murray. L’autore inoltre si ispirò, per alcuni dettagli, alle tradizioni e alle leggende della sua terra, l’Irlanda: il numero 50, in alcuni testi medievali irlandesi, rappresenta l’infinito e  50 sono le casse piene di terra del conte dracula.
In un racconto di mitologia irlandese, Tochmarc Etaine, si narra che una dea dalla voce dolcissima e dagli occhi simili a pietre preziose rosseggianti nell’oscurità, venisse trasformata in farfalla (nel testo si parla anche di una mosca). La farfalla simboleggia la vita eterna e, non a caso, mosche e farfalle sono il cibo del paziente zoofago del Dottor Seward.

Dracula, genesi di un eroe letterario senza tempo ultima modifica: 2017-01-12T11:24:43+01:00 da Stefano Torselli
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