L’interesse quasi maniacale che l’arte medievale nutrì per le pietre intagliate, i camayeux (cammei), i sigilli e le monete antiche introdusse nell’iconografia gotica molti nuovi soggetti di derivazione classico- ellenistica e mediorientale.

La numismatica nel medioevo tra arte e magia

La caccia alle monete antiche si intensifica nel XV secolo, quando una legge accorda una parte della moneta d’oro o d’argento “a colui nel cui campo o casa siano state ritrovate e l’altra parte a chi le ha ritrovate”.
Monete romane e bizantine venivano portate come medaglie devozionali: infatti un gran numero di denarii costantiniani ed anche merovingi presentano fori o anelli.
Molti raffinati intellettuali diventano anche collezionisti e studiosi di monete, come il poeta Petrarca, che vantava una delle collezioni numismatiche più illustri del XIV secolo.

Le monete venivano anche utilizzate come ornamento per mobili, gioielli, abiti e finimenti dei cavalli.
Il gusto e la scienza della numismatica sono in gran voga nel medioevo ed è in relazione diretta con questo gusto che trova sviluppo un’industria della medaglia.
Il termine medalia compare per la prima volta nel 1274 come sinonimo di vecchia moneta ma ben presto viene utilizzata anche per indicare riproduzioni di monete antiche su medaglioni, come quella saracena di Posthumus (III secolo) copiata poi in un medaglione del Quattrocento.
Le medalie possedevano poteri magici e curativi ed erano pertanto molto richieste, favorendo la diffusione dei temi decorativi classici nell’iconografia gotica di tutta Europa.

il triscele nelle monete medioevali

 

La conchiglia nell’iconografia gotica

Tra questi la “bestia nella conchiglia” assume un significato particolare: cavalli, asini, cani, lepri, topi persino elefanti spuntano da una conchiglia spiraliforme simile a quella di una lumaca.

La rappresentazione di grandi animali che vengono inspiegabilmente fuori da un piccolo oggetto è connessa nella cultura classica alla nascita di Venere: su molte monete romane la dea dell’amore e della bellezza è infatti rappresentata come una testa di donna che esce da una conchiglia ad elica simile ad un murice, mollusco dal quale all’epoca si ricavava anche la preziosa porpora per colorare i tessuti.
L’epiteto di Purpurissa attribuito a Venere dai latini sembrerebbe avvalorare tale ipotesi, ma c’è di più: per le antiche popolazioni mediterranee il mare è l’origine di tutti gli esseri viventi e la porpora derivata dalle conchiglie è considerato una sorta di sangue, simbolo di vita. In quest’ottica si spiegano le rappresentazioni di quadrupedi ed uccelli che escono da murici, abbondanti su monete ed amuleti romani.

L’iconografia gotica reinterpreta il tema della nascita dalla conchiglia nella visione cristiana della Resurrezione, ma anche in chiave umoristica come caricatura del cavaliere nascosto nell’armatura.

Ma è soprattutto come oggetto magico, generatore di mostri, che la conchiglia viene rappresentata nell’arte medioevale. Con le sue forme perfette e regolari, che catturano il rumore delle onde, possiede già qualità soprannaturali, soprattutto se la si trova in montagna o molto lontana dal mare, poiché in quel caso si credeva essere stata creata dalle costellazioni.

L’iconografia della conchiglia gotica amplia e reinterpreta il bestiario greco-romano: oltre ad uccelli, lepri, cervi, cani, le conchiglie medioevali generano uomini, come su un rilievo della cattedrale di Saint-Remi a Reims e nel Giardino delle Delizie di Bosch, o spaventosi demoni, come l’essere con sembianze di pipistrello che esce a metà da un mitile scolpito sugli stalli del palazzo di Giustizia di Rouen.

disegni di animali gotici nelle conchiglie

Il vascello volante

Un altro tema iconografico ricorrente è il vascello alato o volante.

Nell’antichità greco-romana spesso le imbarcazioni erano dotate di prue a forma di collo di cigno: nell’iconografia della glittica spesso l’intera nave viene trasformata in un uccello con le ali spiegate e le vele gonfie, dando l’impressione più di fluttuare nel vuoto che di navigare.

Il Medioevo aveva collezionato con grande fervore le pietre con questo tipo di immagini e nel Lapidario (raccolta delle proprietà magiche e terapeutiche delle varie incisioni delle pietre) di Jean de Mandeville si legge che “una pietra su cui sia incisa una nave con tutti i suoi alberi serve a sostenere le proprie imprese”.

Spesso il vascello viene anche rappresentato come pesce/delfino. I grandi maestri dell’iconografia gotica come Bosch, Pieter Huys e Brueghel attingeranno a piene mani a questo patrimonio di fantastici vascelli volanti, creando un’inversione di elementi destabilizzante e bizzarra: dalle conchiglie marine nascono animali terrestri e l’aria è abitata da creature marine nello scenario di una realtà rovesciata che supera la fantasia greco-romana.

il vascello volante, particolare in Bosch trittico delle tentazioni

Il triscele

Tre gambe umane, saldate alle cosce, con al centro una palla o una gorgona, figurano spesso sullo scudo di Atena. Anche sulle gemme venne raffigurata questa corsa di membra staccate, ma è più frequente sulle monete.
In Sicilia il conio usa questo tema dall’età di Agatocle e la triplice gamba in movimento diventa il simbolo dell’isola a 3 punte.

L’occidente gotico riprende questa simbologia e nel Duecento la si trova diffusa sui blasoni tedeschi, svizzeri e inglesi, come gli stemmi dell’isola di Man.
Spesso l’iconografia gotica tende a trasformare il triscele stilizzato in un mostro animato, come nel caso del Giudizio finale di Hieronymus Bosch: la sfera al centro delle gambe è rappresentata come una testa dal naso adunco, con denti di cavallo, coperta da un largo cappello di piume.
Il triscele si ritrova ancora nella rappresentazione della nascita di due bambini mostruosi a Tettnang nel 1516: con le gambe raggruppate attorno ad un’escrescenza simile ad un pallone, i mostri ripropongono la nota variante con le gambe disposte a raggiera attorno ad una palla.

Esempi di triscele e particolare di un quadro di Bosch

Animali che allattano bambini

Il motivo del quadrupede che allatta fanciulli, ricorrente nella numismatica romana nella forma della lupa che allatta Romolo e Remo, viene ampiamente ripresa nel Medioevo e persiste soprattutto nei paesi nordici ed anglosassoni, dove si conservò più a lungo la tradizione romana del conio.

Le monete celtiche dell’Ighilterra e dei paesi renani l’hanno costantemente utilizzato, diventando fonte di ispirazione diretta per gli artisti.
A Metz la base scolpita di un arco del XIV secolo reinterpreta in modo grottesco il tema della lupa: un contadino da’ da bere ad un’enorme scrofa che allatta due bambini mentre in un’incisione tedesca del 1465 che rappresenta una caricatura degli ebrei, alcuni personaggi si aggrappano alle mammelle di una scrofa come i gemelli romani.

Quadrupedi a due zampe e l’iconografia del drago nel medioevo

Uno dei motivi iconografici ricorrenti sui talismani medioevali è quello del quadrupede a due zampe, nato da un equivoco interpretativo delle monete classiche.
Sulle monete più antiche infatti spesso le zampe anteriori di quello che poteva essere una cane o più probabilmente un cavallo risultavano consumate dall’usura.

L’arte gotica riproduce questa bizzarra figura in posizione orizzontale ma con sole due zampe creando una creatura mostruosa e grottesca, spesso scambiata per un drago, molto diffusa nell’iconografia anglosassone.

Un manoscritto dell’ Inghilterra meridionale del 1280 e il Salterio di Peterborough della fine del Duecento ne contiene alcune riproduzioni che, per via del corpo liscio privo di arti anteriori che subito sfocia in un lungo collo, possono facilmente essere assimilati a draghi.

Queste creature popolano gli inferni anglo-normanni e spesso presentano caratteri mostruosi come squame, spine e punte; vengono associati al fuoco e alle fiamme infernali, altro attributo tipico del drago.
In Europa del Nord, Italia e Spagna questo essere popola i margini dei codici, gli stalli e le volte dei soffitti, fino a comparire persino nei trattati di ornatisti e di studiosi di scienze naturali, trascinando il presunto “drago” in una dimensione a metà strada tra fantasia, arte e scienza.

Sugli arazzi del Quattrocento compare spesso portato al guinzaglio da alcuni selvaggi mentre nei quadri di Bosch appare al fianco di un santo eremita come un incrocio tra un cane e un gallinaceo, quasi naturale nella sua difformità e nella sua postura orizzontale che sfida le leggi della fisica.

draghi e animali a due zampe nell’iconografia gotica

Monete antiche e bizzarrie dell’iconografia gotica ultima modifica: 2017-08-31T18:41:32+02:00 da Irene Marone