I Grilli gotici

L’iconografia medioevale mutua dal mondo greco-romano un mondo di esseri fantastici che presentano mescolanze di corpi ed elementi di natura eterogenea.

Soprattutto a partire dal Duecento le tendenze più puramente classiciste dell’iconografia gotica, alla ricerca di un’immagine dell’uomo armonica ed equilibrata, lasciano il posto a mostri fantastici e mitologici, mutuati anche dal mondo islamico e orientale.

I Grilli, mostri dell’arte gotica

Una delle creature più ricorrenti è nota come grillo, ovvero una testa umana collegata ad elementi zoomorfi, come zampe e code. Si ritrovano per la prima volta nel soffitto di Metz intorno al 1220: ve ne sono due composte da una faccia umana con zampe attaccate direttamente, senza tronco e ventre; in un grillo la nuca è ornata da una coda e alle orecchie si sostituiscono braccia che brandiscono spada e scudo, l’altro sulle zampe non ha che una testa barbuta.

Il nome “grillo” si deve ad un testo di Plinio il Vecchio relativo alla caricatura di un certo Gryllos (porcellino) dovuta ad un contemporaneo di Apelle, Antiphilos l’Egiziano.

Usato dapprima per indicare il genere satirico dell’iconografia delle forti deformazioni, il nome finisce nel tempo per essere usato esclusivamente per l’iconografia di mostri con i corpi composti da teste.
Già nel 1560 don Felipe de Guevara, sovrintendente delle tappezzerie di Margherita d’Austria e collezionista di Bosch, utilizza il termine grilli per indicare le bizzarre creature con teste al posto di corpi che popolano le tele del pittore fiammingo.

Cavalieri gotici mostruosi

Cavalieri gotici mostruosi

Pietre intagliate e cammei nell’arte medioevale

Nell’antichità classica queste creature venivano riprodotte su pietre usate per riti magici e propiziatori di fertilità e ricchezza.

Il Medioevo sviluppa un vero feticismo per le pietre antiche, soprattutto se intagliate e decorate: gli attribuiva virtù portentose e le impiegava nella gioielleria e nell’architettura, nei manufatti d’arte e nell’arredamento sacro.

Nel Duecento questa passione per la glittica raggiunge il suo culmine, soprattutto dopo l’assedio e il saccheggio di Costantinopoli del 1204, quando si riversano in Europa grandi quantità di pietre e gioielli decorati.
Le cattedrali e le chiese gotiche di Bourges, Lione e Troyes ricevevano come ex voto pietre intagliate riportate come trofei. E’ in questo periodo che nasce il termine “camayeux” (cammeo) per indicare una pietra o una gemma incisa.

Tutta l’industria del lusso si impadronì di questi materiali, incastonando gemme e pietre nel vasellame, nelle armi e negli elmi, negli scudi e nelle rilegature. Gli dei mitologici e le chimere ellenistiche riprodotte sui “camayeux” furono scambiati per personaggi della Bibbia: le vittorie alate erano angeli, Perseo con la testa della Gorgona era Sansone, un uomo accompagnato da un’aquila era San Giovanni Evangelista, Germanico e Agrippina erano la Vergine e San Giovanni.

I grilli gotici medioevali

I grilli gotici medioevali

Pietre magiche e iconografia gotica

Molte di queste pietre erano considerate magiche anche nel Medioevo, proprio come nell’antichità classica: in particolar modo quelle recanti incisi animali fantastici e grotteschi. Si diffondono i lapidari, trattati sulle proprietà delle pietre intagliate: persino Alberto Magno, Vincent de Bauvais e san Tommaso d’Aquino hanno celebrato le gemme incise e le loro proprietà.

Il lapidario di Hugues Ragot recita “ se trovi intagliato un uomo dal viso di leone e dal piede d’aquila con sotto il piede un dragone a due teste…a colui che porta questa pietra tutti gli spiriti obbediscono…se in una pietra vi è una figura metà donna metà pesce e tiene in mano uno specchio, questa pietra messa in oro e tenuta stretta in mano ha la virtù di rendere la persona invisibile”.

E’ quindi senza dubbio tramite il gusto e la venerazione per le pietre intagliate che i grilli vengono introdotti nell’iconografia medioevale occidentale

Queste figure grottesche, semplici ma di sconvolgente vivacità, compaiono spesso anche nei manoscritti miniati, come nelle “Apocalissi” anglo normanne e in quella di Tolosa.

A volte sulla prima testa, umana o zoomorfa, se ne innesta una seconda con un lungo collo, come su un medaglione del basamento della cattedrale gotica di Lione oppure la creatura è composta da un volto bifronte, da un lato umano e dall’altro animale. Si rilevano anche creature a 3 facce, per simboleggiare la Trinità di Dio e quella satanica, come nelle miniature della Bibbia Moralizzata del 1226.

Sul manoscritto delle Heures di Therouanne (1280) compaiono frotte di creature prodigiose incrostate di bocche ed occhi su ogni lato, terribili bestie che hanno da ogni lato occhi per spiare e denti per mordere.

Secondo alcuni critici lo spostamento di teste sul ventre o sul sedere di creature antropomorfe avrebbe un valore moralizzatore e starebbe a significare lo spostamento dell’intelligenza posta al servizio dei più bassi appetiti

Il gusto per il mostruoso si diffonde capillarmente in tutta Europa dopo il 1250 e nella prima metà del Trecento è assai frequente in quasi tutte le grandi architetture gotiche in Inghilterra, Francia, Germania e Fiandre.

Teste umane con gambe

Teste umane con gambe mostruose

Grilli gotici ed elmi medioevali

Indossando un elmo il viso umano muta nel tronco di una figura stetocefala: gli armaioli medioevali cercano di trasformare il cavaliere in un “grillo” tridimensionale, una figura soprannaturale e deforme che spiazzi e sconvolga l’avversario.

Tutto il bestiario medioevale sfila sui cimieri e tra 300 e 400 gli elmi diventano di complessità e dimensioni mai viste prima: vi troneggiano enormi sirene, draghi, aquile a due teste, leoni, cani, quadrupedi alati e unicorni. Come in oriente, vi ritroviamo maschere, busti di personaggi e colli di cavalli: nella maggior parte dei casi gli elmi sono congegnati in modo che il volto del cavaliere si trovi in corrispondenza del ventre della figura.

Nelle sfilate e nei combattimenti “grilli viventi” sfilano da ogni parte: in un affresco di Konigsberg del 1390 la figura di un cavaliere che indossa un gigantesco elmo a collo di gallo è praticamente identica a una delle bestie che orna molti codici dei libri miniati.

Elmi medioevali e gotici

Elmi medioevali e gotici

I mostri gotici nella pittura di Bosch: le diavolerie

La fortuna dei grilli rimane immutata fino al 4-500, quando Hieronymus Bosch li utilizza copiosamente in tutta la sua iconografia: grilli uccelli, grilli insetti, visi doppi, personaggi con nasi sul dorso, acefali, teste con gambe.

Non sono più le nobili maschere greco-romane e neanche le grottesche figure delle bizzarrie dei margini dei codici: si tratta di veri ritratti che coniugano dettagli antropomorfi dipinti con realismo e naturalezza ad elementi animali e soprannaturali.

Teste gonfie dal mento pesante, dagli occhi inespressivi, teste ossute raggrinzite dall’angoscia, teste sorridenti di goderecci burloni circolano in libertà su quasi tutte le tele di Bosch, inquietando ancor più di facce mostruose dato che appare evidente la trasformazione in grilli di uomini veri in carne ed ossa, magari conosciuti dal pittore stesso.

I mostri nei quadri di Bosch

I mostri nei quadri di Bosch

Spesso in Bosch persino gli elmi diventano esseri animati e indipendenti: in un disegno oggi conservato ad Oxford un elmo saltella come una ranocchia, un altro vola portato dal suo cimiero alato.

Nella copia del Giudizio Finale, copiata dall’originale di Bosch da Lucas Cranach, i grilli spuntano dappertutto: sul tetto della casa spunta una testa barbuta con due gambe e mitra bizantina, più in basso una testa d’uomo cavalca un uccello fantastico, un’altra testa con piedi enormi avanza dietro un gruppo di mostri e compare anche un acefalo che brandisce un’arma.

Nella Tentazione di Lisbona Sant’Antonio si trova al cospetto di un grillo inquietante, una testa d’uomo con turbante montata su gambe in calzamaglia e stivali, nella quale alcuni critici vollero vedere un autoritratto del pittore: la tela risulta enigmatica poiché il santo si volta a dare le spalle al grillo mentre tutt’intorno si agitano creature fantastiche, come la testa d’unicorno sulla groppa d’asino e il grillo seduto a terra con un pugnale nello stomaco.

L’utilizzo massiccio di questi mostri nella pittura di Bosch darà vita ad un vero e proprio filone di iconografia gotica, le diavolerie, un genere ampiamente ripreso nel 4-500 da artisti dell’area fiamminga e germanica come Pieter Huys, Brueghel, Jean Mandyn.

Disegni di mostri di Bosch

Disegni di mostri di Bosch

I Grilli gotici ultima modifica: 2017-07-31T16:02:41+02:00 da Stefano Torselli

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