Malombra

Malombra di Fogazzaro“Qualunque sia il tuo nome, tu che hai ritrovato e leggi queste parole, conosci in te l’anima mia infelice.”

Un paesaggio lacustre, un lago misterioso dove hanno un forte rilievo simbolico gli orridi, il vento, un palazzo sinistro e solitario, la scoperta di un manoscritto. Ecco gli ingredienti cardine di “Malombra”,  uno dei maggiori romanzi del tardo ottocento italiano. Un romanzo che possiamo a ben ragione definire gotico, pervaso da un romanticismo nero.

Villa Pliniana, sul lago di Como, che ispirò Fogazzaro per la descrizione del palazzo del conte d’Ormengo

Scritto tra il 1876 e il 1880 da Antonio Fogazzaro, Malombra ebbe inizialmente un grande successo grazie soprattutto alla buona accoglienza della regina Margherita. C’erano infatti nel romanzo vari motivi anche superficiali atti a soddisfare il gusto delle lettrici sia raffinate che aspiranti alla raffinatezza: la descrizione delle toilettes e dei désabillés della protagonista, la scenografia del parco e degli arredamenti e soprattutto il sentimento di profonda ammirazione per la donna, tentatrice o angelicata che circolava in tutto il romanzo.

La trama del libro risentiva della voga allora nascente dello spiritismo, della metempsicosi e di un torbido interesse per i motivi della pazzia e dell’erotismo. Fogazzaro stesso sosteneva di credere nel paranormale: “Io fui sempre uno spiritualista ardente ed ebbi da fanciullo in poi una forte inclinazione al misticismo: ne appaiono tracce in tutto quello che ho pubblicato. E’ quindi naturale che io non abbia mai riso delle credenze spiritiche. Le notizie ch’io tengo dello spiritismo mi persuadono che non tutto è illusione ed inganno e che seguono veramente molti fatti inesplicabili con le leggi naturali a noi note”.

La protagonista del romanzo è la marchesina Marina Crusnelli di Malombra. In essa il Fogazzaro confessò di aver proiettato il suo ideale femminile, “quel voluttuoso misto femminino di bontà, di bizzarria, di talento ed orgoglio”; quel personaggio era per lui la donna per antonomasia, tanto è vero che lo aveva chiamato Eva prima di farlo diventare Marina. Una creatura d’acqua e di fuoco, un personaggio acquatico e dotato di una sorta di comunicazione misteriosa con l’aldilà; una fanciulla solo apparentemente delicata ma che finirà, come una strega, con l’uccidere l’uomo che ama. Una “belle dame sans merci” tutta italiana.

La trama di Malombra

Su un treno che Fogazzaro definisce “un mostruoso serpente” (un’idea che era già nel Carducci nel suo Inno a Satana) un viaggiatore dal “ferreo destino” è diretto in un paese sconosciuto. Fogazzaro dà inizio alla narrazione in maniera del tutto misteriosa. La scena è notturna e indeterminato è il luogo dell’azione. L’atmosfera carica di mistero è accresciuta dalla predilezione dell’autore di animare le cose e gli elementi della natura. Le modalità del racconto tengono il lettore sulla corda: l’ansia di sapere si accumula e sembra che non debba mai essere soddisfatta.

Il viaggiatore, Corrado Silla, è un giovane scrittore milanese. Egli giunge di notte al tetro palazzo del conte Cesare d’Ormengo, in un paese misterioso su un lago lombardo. Questi lo invita a rimanere nella sua dimora, affidandogli l’incarico di redigere un saggio scientifico-letterario. Nella casa è ospite anche la nipote del conte, la giovane Marina di Malombra, seducente ed ambigua. Lo scrittore è attratto e nello stesso tempo spaventato dalla personalità della ragazza. Tra i due, che si innamorano, pur senza confessarselo, si sviluppa un rapporto problematico, travagliato da equivoci ed incomprensioni.

villa-pliniana

Marina, tra l’altro, vive come in un incubo: ha scoperto un manoscritto di una sua antenata, Cecilia,  rinchiusa nelle sue stesse stanze dal marito, il padre del conte Cesare, perché accusata di tradimento e morta pazza.

“Quando nella seconda vita avrò ritrovato e letto il presente manoscritto, m’inginocchierò immediatamente a ringraziar Dio; quindi, paragonati i miei capelli d’adesso a quelli d’allora, provato il guanto e guardata l’immagine nello specchio, spezzerò a quest’ultimo il vetro….”

Marina, tra lucidità e delirio psichico, finirà con il credere di essere la reincarnazione di Cecilia e immedesimatesi in lei penserà di vendicarsi del figlio del suo persecutore e di riconoscere in Corrado il suo antico amante.

Dopo aver provocato la morte dello zio apparendogli di notte e dichiarandosi vendicatrice di Cecilia, in preda al delirio, sospettando che Corrado non l’ami più, lo uccide per poi scomparire con la sua elegante imbarcazione sul lago.

Marina non solo ricorda certe donne fatali e nevrotiche ma è l’archetipo della donna seduttrice e diabolica; corrotta e pura, saggia e folle insieme. Ma ha soprattutto valore archetipo il personaggio di Corrado, malato di inettitudine, inquieto e contraddittorio, in perenne conflitto tra lo spirito e i sensi; una precisa proiezione del Fogazzaro che nel personaggio ammise di aver trasferito degli elementi autobiografici.

Marina, protagonista del romanzo Malombra

Malombra ultima modifica: 2017-01-11T16:50:56+01:00 da Stefano Torselli

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