Edgar A. Poe e i suoi racconti straordinari

Cenni biografici di Edgar A. Poe

Edgar Allan Poe, dagherotipoConsiderato l’inventore di un nuovo genere letterario, quello cosiddetto “del terrore”, Edgar Allan Poe ero figlio di attori girovaghi di origine irlandese. Nacque a Boston il 19 gennaio 1809; il padre, un alcolizzato, scomparve quando Edgar era ancora in fasce; la madre morì due anni dopo e il bambino fu adottato da un ricco mercante, John Allan, che gli diede il proprio nome. Di questo, tuttavia, lo scrittore ebbe così poca ragione di orgoglio, da firmarsi sempre soltanto Edgar A. Poe.

Fu tormentato e irrequieto fin dalla giovinezza: indisciplinato, giocatore, bevitore; dopo aver litigato con il patrigno prese a vagabondare e divenne perfino una specie di soldato di ventura; nel 1827, però, apparve il suo primo volume in versi, e da allora Poe sarà poeta e scrittore, grande e terribilmente infelice, sospinto a scrivere non solo dall’estro inventivo, ma anche dal continuo assillo del bisogno.

E fu proprio in vista di un premio che decise di partecipare, lui che fin allora non aveva scritto che poesie, a un concorso per un racconto, vincendolo col suo celebre “Manoscritto trovato in una bottiglia”. Il successo lo convinse a dedicarsi ancora a tale genere, e la notorietà che con i suoi racconti andò acquistando negli ambienti letterari gli procurò la nomina a vicedirettore del “Southern Literary Messenger”, che lasciò, in seguito, per assumere la direzione del “Gentleman’s Magazine”, prima, e del “Graham’s Magazine”, poi.

Ma lo scrittore sentiva come un peso troppo duro lo sfruttamento da parte dei suoi editori e, nel sogno mai realizzato di riuscire a crearsi un proprio giornale, passò ancora a diverse riviste, sempre pieno di slancio e di ardore, ma sempre inquieto, insofferente e insoddisfatto.

Nel 1847 gli morì di tubercolosi la giovanissima moglie Virginia, che aveva sposato quando essa aveva appena 14 anni; e fu per Poe un colpo durissimo dal quale si riprese a fatica. Dopo alcuni mesi durante i quali non potè lasciare il letto, iniziò un giro di conferenze in molte città americane, scrivendo durante questo periodo i suoi “saggi” più famosi, un altro aspetto ancora del suo inconfondibile genio.

La fama cominciò a sorridergli finalmente, ed egli forse intravedeva già un rasserenarsi del suo spirito e una tregua delle avversità, quando, nel 1849, fu colto a Baltimora, per la strada, all’uscita di una taverna, da un attacco di delirium tremens, e morì il 7 ottobre, senza aver ripreso conoscenza, nell’ospedale del Washington College.

Fra le principali raccolte delle sue opere si ricordano: Tamerlano ed altri racconti; Poemi; Le avventure di Gordon Pym (il suo unico romanzo); Grotteschi e arabeschi (una delle raccolte di racconti più famosi).

I racconti straordinari

La fama di Poe è legata principalmente ai sui racconti che furono fatti conoscere in Europa da Baudelaire attraverso un’appassionata traduzione col titolo di Racconti straordinari.

L’angoscia, l’orrido, il brivido sono l’elemento che li domina e li accomuna. Tutto ciò che è materia dell’umana tragedia, malinconia, dolore, morte, terrore, mistero, delitti oscuri è racchiuso in questi racconti.

Sono un lungo viaggio delirante oltre le soglie della ragione umana, in un territorio abitato da presenze misteriose e donne diafane e sensitive, sconvolto da inquietanti rivelazioni e improvvise apparizioni, da allucinazioni e situazioni estreme, inspiegabili, surreali: è il vortice irrefrenabile di una fantasia narrativa in continuo movimento. Visioni allucinanti in cui Poe liberò forse le sue nevrosi e le ossessioni generate dalle drammatiche esperienze della sua vita.

Tra i più noti ricordiamo: “Il pozzo e il pendolo”, nel quale Poe insisite con allucinante crudezza su un tema che gli era particolarmente presente: l’attrazione dei baratri, dei gorghi senza fondo, degli abissi infiniti, della tomba in cui il corpo è seppellito vivo, e dove la ragione si smarrisce e l’anima si perde;

“Il gatto nero”, che al pari del suo racconto gemello “Il cuore rivelatore” ha per tema ricorrente, ossessivo, l’incubo di un unico occhio perennemente vigile;

“Il ritratto ovale”, in cui il fenomeno dell’osmosi tra la vita reale e l’arte rientra in un ambito razionalmente inspiegabile. D’altro canto nel breve racconto emerge anche il tema dell’arte come esperienza totalizzante, che finisce per sopraffare la stessa vita.

Poe riteneva “Ligeia” la propria opera più compiutamente perfetta; ma la critica odierna tende a considerare “Il crollo della casa degli Usher” il suo capolavoro. Nel racconto la ragione del protagonista crolla di fronte all’inspiegabile resurrezione di un cadavere, e la fuga risulterà essere l’unica soluzione di fronte all’ignoto.

La quadrilogia muliebre

Infine ricordiamo la quadrilogia Eleonora, Morella, Ligeia, Berenice, le figure muliebri create dall’immaginazione potente e visionaria dello scrittore,  le celebri eroine dei suoi racconti più famosi. Esse ci aprono le porte del regno oscuro della paura, del mistero e  degli abissi della follia; rappresentano l’immagine dell’eterno femminino secondo la tormentata concezione di Poe, proiezione nell’arte di quel che nella realtà fu per lui la donna, la sua donna, la piccola moglie-bambina, delicata, malaticcia, morta prematuramente.

Sono, queste quattro donne, creature di sogno e di fiaba, volteggianti leggere e diafane in piani astrali, misteriose ed elusive come visioni di poeti e di folli.

Destinate a morire d’amore e di passione esse possiedono una bellezza vampirizzata ed estremamente gotica che ispirò Joseph Sheridan Le Fanu per il suo racconto Carmilla.

Edgar A. Poe e i suoi racconti straordinari ultima modifica: 2017-01-11T17:17:32+01:00 da Stefano Torselli

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