Il Vampiro nel Medioevo Russo

Oggi vogliamo tornare un po’ indietro nel tempo, ovvero nel Medioevo Russo, quando la paura dei vampiri era molto più vivida dei nostri giorni. Non subiamo più il loro fascino né il terrore: in parte, ci siamo abituati ai film horror, a quel filone della letteratura che ci ha sì spaventato, ma anche fatto capire che ciò di cui dovremmo davvero avere paura è tangibile, reale. Il vampiro rimane una leggenda.

Una leggenda che, tuttavia, nel passato, non era così facile da affrontare. Possiamo descriverlo come uno spirito malevolo, un demone o un angelo maledetto: sono molteplici le descrizioni dei vampiro. Per i russi, i vampiri agiscono sotto l’influsso del Dio Cernobog. Affidandoci alla traslitterazione russa, possiamo affermare che per loro i vampiri sono uomini e donne che hanno incontrato la morte in modo orribile.

Upìr: il vampiro russo

Avendo perso la vita in modo innaturale e ingiusto, i loro spiriti tornano sulla terra per tormentare le anime dei buoni e per succhiare loro il sangue. In russo antico, il termine esatto è Upìr, ovvero vampiri. L’Upìr ha l’obiettivo di impadronirsi del corpo di un innocente: lo metterà al suo posto nella tomba e quest’ultimo sarà la sua fonte di nutrimento fino a che non prosciugherà totalmente il sangue.

Una loro caratteristica, un potere che spaventa, è la possibilità di trasformarsi in un amico o un parente della vittima che hanno scelto. In questo modo si faranno seguire molto più facilmente e potranno trarre in inganno anche i più diffidenti. Oltre alla forma umana, possono assumere sembianze animali, come quelle del cane o del gatto di famiglia.

Sempre stando alle leggende russe, gli Upìr possono trasformarsi anche in lupi mannari: non riescono a vivere alla luce del sole, nemica naturale, e vivono di notte, all’ombra della luna.

vampiro russo beve sangue di una fanciulla

Come difendersi dagli Upìr

Mentre in altri paesi i lupi mannari sono visti come l’opposto del vampiro, per i russi, invece, sono lo stesso demone. Quali erano le tecniche difensive nel Medioevo Russo per combatterli? Il primo metodo era trovare la loro tomba: invece dell’assoluzione, come avviene per la tradizione cattolica, i russi ponevano un pentolone di coccio con carboni ardenti e lasciavano bruciare il corpo.

In seguito, con l’avvento del Cristianesimo, veniva chiamato il Pop Locale: aveva il compito di celebrare la liturgia e l’assoluzione, in modo tale da dare sollievo all’anima peccatrice e di liberarsi dal male che l’aveva presa.

Agli Upìr era data la colpa delle malattie, delle carestie e della siccità: erano il nemico da sconfiggere. Oltre all’assoluzione cristiana e al metodo della pentola di coccia, si utilizzava una pianta magica, ovvero l’Uva della Volpe o Erba Crociata: in russo si chiama Volc’ja jàgoda. Per quanto riguarda l’aglio, metodo divenuto conosciuto grazie allo scrittore Bram Stoker, era un rimedio contadino sfruttato contro i veleni per le sue proprietà antisettiche.

L’aglio, dunque, era sfruttato maggiormente per le proprietà antibiotiche, per combattere e contrastare le infezioni, oltre che allontanare il malocchio dall’abitazione e dalla famiglia.

Upyri o Navi a Polozk

Tendenzialmente la figura del vampiro in Russia è stata a lungo accostata ai Navi. Avevano, dunque, il medesimo aspetto nelle raffigurazioni e anche i loro gesti erano ostili contro l’uomo. Erano visti, dunque, come le anime degli antenati da ripudiare, ch’erano stati maledetti a vivere all’ombra e tormentare le anime dei familiari in vita.

Si narra che nel 1092, i Navi sconvolsero totalmente la città di Polozk. Troviamo un riferimento di quanto accaduto nel testo “Cronache dei Tempi Passati”.

A Polozk è successo qualcosa di assolutamente turpe! Di notte per le vie della città si sono sentiti dei sospiri quasi umani, uno scalpitio di cavalli misteriosi. Questo ha gettato la città nelle mani del demonio. Purtroppo nessuno degli abitanti di Polozk ha visto anima viva e quanto succedeva fuori, perché, se qualcuno osava mettere il naso fuori di casa o socchiudere solo la finestra, moriva immediatamente perché il diavolo che era lì fuori lo colpiva a morte non si sa come. Allora i cittadini di Polozk non uscirono più di notte dalle loro case, anche se le armate del demonio di giorno sparivano. Fra strettezze e confusione (quindi) morirono tantissimi uomini e donne a Polozk e nei villaggi vicini. Era stata insomma un’armata intera di demoni che aveva scorrazzato per la città a cavallo, ma invisibile ad occhio umano, che aveva tuttavia lasciato dietro di sé le impronte dei cavalli. Da allora era nato un proverbio qui a Polozk quando scoppiava una pestilenza: si affermava che “succedeva la stessa cosa di quella volta dei morti (viventi) che uccisero i cittadini di Polozk.

I Navi avevano il giorno della loro commemorazione: i giorni di Radunizy. Siamo abituati a commemorare le figure dei defunti in modo rispettoso; più che altro, i russi commemoravano i Navi per paura, per il terrore che potessero tormentarli in vita. Fra le tante tradizioni, citiamo quella in cui, al momento della cena, nei giorni di Radunizy, si lasciava un posto vuoto a tavola, per permettere ai Navi di prendere parte al pasto.

Il primo Lupo Mannaro Russo

C’è, dunque, l’abitudine a mischiare la figura del vampiro e del lupo mannaro nella tradizione russa. Il lupo mannaro è inteso come un animale totemico; un animale assolutamente rabbioso, che avrebbe potuto azzannare in un sol secondo un umano. Riferendoci alla storia russa, i lupi mannari discendono dai nobili Rjurikide. Stiamo parlando di Vseslav Briacislavic’, ovvero il nonno di Santa Aufrosina di Polozk, che, pensate, è la Patrona della Bielorussia. Vseslav Briacislavic, secondo le fonti storiche, è il primo lupo mannaro russo. Sin dal momento della sua nascita, avvenuta nel 1029, presentava qualcosa di magico: una voglia pelosa sulla testa.

Durante il XIII secolo, a causa della deforestazione avvenuta nell’Europa Occidentale, il lupo mannaro divenne una figura ricorrente. Tolti i lupi dal loro habitat naturale, questi cominciarono ad aggirarsi per i villaggi, causando paure e scompensi negli uomini. Molti dei lupi, tuttavia, erano maghi o streghe trasformati; vampiri, demoni che andavano a caccia di sangue.

Consideriamo la natura del semplice lupo: è silenzioso, si aggira per i boschi alla ricerca di cibo, ha uno slancio che noi umani non abbiamo. La sua è una forza immensa se paragonata alla nostra: proprio in questo periodo, infatti, avviene l’addomesticazione. Noi umani abbiamo cercato di addomesticare i lupi: di convivere con loro e instaurare un rapporto di lealtà.

Con i lupi mannari, è impossibile farlo: il loro unico obiettivo è di cibarsi di sangue umano, animale, di uccidere, totalmente assoggettati dall’incantesimo malvagio. In Russia, infatti, si tende a credere che i lupi mannari siano creati tramite un incantesimo: un mago o un potente stregone possono realizzare tale magia. Ed è qui che introduciamo il discorso del Volkodlak.

Come diventare un Volkodlak nella tradizione russa

L’Uomo-Lupo, in russo, è inteso come Volkodlak. Come abbiamo accennato prima, l’unico modo per diventare un Volkodlak è assoggettarsi al valore di uno stregone. Si tratta di una sorta di malattia causata da un potentissimo incantesimo. Nell’immaginario collettivo, dobbiamo operare una distinzione tra il lupo e il lupo mannaro. I lupi mannari, infatti, hanno devastato interi villaggi; hanno sterminato famiglie e compiuto atrocità di ogni genere. Ma qual è la connessione tra lupi mannari e vampiri?

Una volta trasformato in Volkodlak, l’uomo-lupo vive una vita di stenti, di sangue, di incubi. L’unico obiettivo è uccidere e sopravvivere. E, infine, è destinato a una vita di “morto vagante”, di Upìr o Upyri, ovvero di Vampiro. L’unico modo per impedirgli di diventare tale è porgergli una moneta sulla lingua al momento della morte: bisogna pregare intensamente e liberarlo di conseguenza dall’incantesimo.

leggi anche l’articolo sui lupi mannari

Il Vampiro nel Medioevo Russo ultima modifica: 2019-11-20T10:52:52+01:00 da Stefano Torselli

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